LA BONIFICA BELLICA, COME PROCEDURA INDISPENSABILE PER LA SICUREZZA
Nel corso della Prima e Seconda guerra mondiale, che hanno coinvolto anche il nostro paese, si può stimare che solo sul suolo italiano siano state sganciate circa 380.000 tonnellate di bombe.
Tra il 1946 e il 1948 successivamente ai conflitti, sono state eseguite diverse campagne di risanamento del territorio dai Comandi Militari Territoriali le cui sezioni di rastrellamento bombe e proiettili hanno ritrovato un elevato numero di ordigni alcuni dei quali inesplosi e presenti in tutta Italia. Ancora oggi l’opera di bonifica bellica è in corso! Ogni anno si stima che sul suolo italiano si eseguono interventi di bonifica per una media di 60.000 ordigni bellici.
L’attività di bonifica rappresenta del resto una procedura necessaria alla sicurezza pubblica. Gli ordigni celati nel sottosuolo di un paese possono infatti sempre rappresentare un rischio dal momento che se inesplosi potrebbero determinare improvvise detonazioni. Le aree più soggette a procedure di bonifica sono poi quelle in cui si prevede l’attività di scavo superficiale o profonda come nel caso dei cantieri.
Perciò, a tutela del cittadino, nel 2012 è stata promulgata la Legge 177 che introduce nel D.Lgs. 81/08 una serie di azione a carico del Coordinatore della Sicurezza in fase di Progettazione. Quest’ultimo infatti deve valutare se sussista o meno il rischio di ritrovamento di un ordigno nel cantiere e inserire i suddetti dati alla stesura del relativo Piano di Sicurezza e Coordinamento.
QUANTI TIPI DI BONIFICA BELLICA CI SONO?
Quando poi parliamo di bonifica bellica è bene sapere che ne esistono diversi tipi a seconda del luogo di indagine in cui eseguirla. In particolare si distinguono la bonifica superficiale e profonda.
Se la ricerca di ordigni bellici inesplosi o materiali ferrosi è eseguita fino ad un metro di profondità allora abbiamo a che fare con interventi di bonifica superficiale. Le procedure di bonifica prevedono una preventiva suddivisione in aree e strisce del territorio da esplorare. A questo punto si interviene con specifica strumentazione come un metal detector ad hoc per questo scopo.
Oltre invece il metro di profondità di ricerca, parliamo di bonifica profonda. Anche in questo caso il terreno viene suddiviso per una attenta analisi del suolo e prevede l’utilizzo di strumentazione specifica come trivelle munite di sonda dell’apparato rilevatore. Questo tipo di bonifica è particolarmente indispensabile se nell’area di interesse si verificano movimentazioni di terreno oltre il metro di profondità.
Resta inoltre una terza tipologia di bonifica: si tratta di quella subacquea. Le operazioni mirano in questi casi al ritrovamento di ordigni inesplosi poggiati sul fondo del mare, nelle acque interne di fiumi e laghi. In questi casi, la bonifica prevede la ricerca tramite appositi strumenti rilevatori immersi da imbarcazioni o da sommozzatori specializzati.
LE INDAGINI PRIMA DI TUTTO!
Il rischio derivante dal rinvenimento di un ordigno bellico inesploso è più alto di quanto si pensi e per questo occorre sempre valutare con cura le probabilità del rinvenimento. In particolare, l’analisi delle probabilità di ritrovamento di un ordigno bellico inesploso prevede delle fasi obbligatorie che mirano alla raccolta di tutte le informazioni disponibili per il sito di interesse. Si parla principalmente di analisi dei dati o indagini che prevedono un primo studio di dati storici e una seconda fase di indagine strumentale.
L’analisi dei dati storici rappresenta nello specifico una raccolta di documenti storici risalenti alle guerre mondiali e di informazioni disponibili sul grado di antropizzazione post bellica e del piano di campagna attuale (scavi, urbanizzazioni, riporti, rimaneggiamenti) che dovranno poi essere confrontati con le attività previste per il territorio in questione. Non ultima prevede l’analisi delle caratteristiche geologiche e geomorfologiche del sito.
L’analisi strumentale invece costituisce l’insieme delle indagini e dei rilievi strumentali non invasivi che possono, in certi casi, costituire un elemento ulteriore per la valutazione del rischio. In particolare si eseguono indagini magnetiche o elettromagnetiche tramite apposita strumentazione. Sono analisi non invasive, che misurano rispettivamente le anomalie del campo magnetico terrestre e la propagazione delle onde elettromagnetiche nel sottosuolo. Queste ultime sono in grado di rilevare masse ferrose che alterano queste grandezze.